“Questo cibo fa bene, questo fa male, questa vitamina fa crescere i capelli e quell’ altra li fa cadere… Gli omega qua sono buoni gli omega là no…”
Per abitudini mentali ragioniamo sempre in termini di qualità. E ci confondiamo le idee. Non esistono “cose” che fanno bene e “cose” che fanno male alla salute.
Esistono sempre (o quasi) quantità giuste e quantità sbagliate.
Anche una “gran boccale” di acqua fresca può essere pericolosissimo, e non c’è bisogno di darlo in testa. Basta che lo beva una persona in dialisi e possono derivarne gravissime conseguenze.
Se non si beve nulla invece si muore abbastanza rapidamente. In pochi giorni.
Se si beve un bicchiere di vino, si assumono sostanze utili a prevenire l’infarto.
Se si beve molto vino o molta birra si danneggia il fegato fino alla cirrosi e al cancro.
E se dopo bevuto ci si mette alla guida aumenta il rischio di incidenti stradali.
E’ bene ripeterlo come una litania…Se c’e alcol nel sangue i tempi di reazione si rallentano, i riflessi e gli organi di senso sono meno efficienti, si percepisce di meno il pericolo.
Quasi la metà degli incidenti stradali in Europa è imputabile all’alcol. Dal 40 al 55 percento a seconda del paese. Significa migliaia di morti e centinaia di migliaia di feriti ogni anno. Una strage…
Ora non si può proibire il vino o la birra.
La storia ci insegna che il “proibizionismo” porta mali peggiori di quelli che vuole evitare.
E di ogni cosa c’è un uso corretto (cioè di giuste quantità e al momento giusto).
Sappiamo anche che il vino (e la birra, almeno nelle regioni europee dove alle spalle c’è una straordinaria tradizione storica e culturale), hanno anche un rilevante impatto sullo sviluppo economico e sull’occupazione.
E allora ?
Allora è giusto sviluppare il commercio e la produzione. Anche delle bevande alcoliche. Che a giuste dosi fanno bene. E in seguito ad abusi fanno strage.
Ma chi deve vigilare affinché non si faccia cattivo o uso delle cose ? Chi deve informare i cittadini e soprattutto le nuove generazioni che sono più esposte a certi rischi ?
Fin dalla prima puntata di questo “viaggio” abbiamo insistito sul concetto che la tutela della salute non è solo un problema dei dottori e degli infermieri.
Abbiamo spiegato anzi che l’azione di tutela dei Governi e degli Enti locali sull’ambiente, e sugli stili di vita è più importante degli ospedali e delle farmacie per farci vivere bene e a lungo.
Se, per assurdo, un Ente locale desse spazio a una kermesse con abbondante consumo di alcol e non mettesse nel contempo in essere tutte le iniziative volte ad informare sul corretto uso delle bevande alcoliche, farebbe un danno alla salute e anche alle tasche (sì anche alle tasche !) dei propri cittadini.
Purtroppo le statistiche ci dicono che l’età media in cui si comincia a bere si abbassa sempre di più.
E un’ipotetica amministrazione che non si interessasse di queste problematiche farebbe paradossalmente più male proprio ai giovani, che sono i più esposti ai rischi perché: 1) nei minori il fegato non è ancora ben maturo per metabolizzare l’alcol 2) sono proprio i giovani a far uso e abuso di alcol in situazioni in cui poi più spesso si deve guidare…
Per concludere, mai come in questo caso i ragionamenti sulla salute e sull’economia vanno d’accordo. Tutti vogliamo star bene. E tutti desideriamo che in una comunità vi sia maggior benessere economico (preferibilmente diffuso).
E il benessere economico nasce anche dalla capacità di eliminare spese per malattie e incidenti che possono essere prevenuti.
E allora. Per chi opera per il bene comune, la promozione dei prodotti e delle attività economiche e la promozione di corretti stili di vita vanno assieme. Sempre. Altrimenti “il boccale”, non importa se di acqua o di vino, ce lo suoniamo in testa da soli…
Pino D’Ammora
(dal numero di Ottobre 2013)
Sposato con Marilena, papà di tre figli. Medico legale e dirigente della Unità di Medicina Legale del Distretto Sanitario. Consulente Tecnico del Tribunale. Nel tempo libero (troppo poco) segue e promuove con passione la finanza etica, il commercio Equo e solidale e pratica agricoltura e giardinaggio.