Alla vigilia dell’unificazione nazionale i Savoia avviarono una rigida politica anticlericale, come peraltro era già accaduto sul finire degli anni Ottanta del ‘700 in Toscana e nell’impero napoleonico, ex Regno di Napoli compreso. I sabaudi, con l’entrata in vigore della legge n. 878 del 29 maggio 1855, non riconobbero più civilmente vari ordini religiosi e ne incamerarono i beni che pervennero ad un organismo creato a tale scopo: la Cassa Ecclesiastica. Lo scopo preminente del provvedimento era quello di indurre la Chiesa a convertire i beni immobili in mobili e, quindi, la circolazione del denaro.
Successivamente, man mano che gli altri Stati preunitari vennero annessi, la medesima legge venne applicata anche nei nuovi territori passati sotto il dominio sabaudo. Dopo l’annessione dell’ex Regno delle Due Sicilie, il 21 agosto 1862, con la legge n. 794, la Cassa Ecclesiastica venne esautorata dal possesso dei beni provenienti dai cospicui patrimoni ecclesiastici, che furono trasferiti al Demanio.
Quattro anni più tardi, per far fronte alle ingenti spese militari sostenute per la terza guerra d’Indipendenza, fu decretata la confisca dei beni ecclesiastici; vennero promulgati due disposti di legge: il Decreto Regio n. 3036 del 7 luglio 1866 Soppressione degli Ordini e delle Corporazioni religiose (emanato in esito della Legge n. 2987 del 28 giugno 1866) e la legge n. 3848 del 15 agosto 1867 per la Liquidazione dell’Asse ecclesiastico. I provvedimenti acuirono il già forte dissidio fra la Chiesa e il Governo, sorto a causa della questione romana, che troverà il suo epilogo solo nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi.
A fronte del contrasto instauratosi a causa degli incameramenti che la Chiesa aveva sopportato fin dall’epoca delle leggi napoleoniche il Regno d’Italia decise di attribuire la “congrua” a quei sacerdoti in precedenza titolari di un beneficio ecclesiastico frutto dei proventi dei beni incamerati.
In questo quadro si colloca il contenzioso aperto nel 1891 dal Municipio di Angri contro l’Intendenza di Finanza di Salerno presso la 3^ Sezione della Corte d’Appello, per il riconoscimento del diritto di patronato sulla Collegiata che avrebbe consentito di evitare l’incameramento dei beni facenti capo alla chiesa.
Al di là dello studio sullo specifico aspetto, il documento riporta importanti citazioni e fatti storici che riguardano Angri e le sue istituzioni e per la sua consultazione integrale si rimanda alla pagina web http://www.panaceart.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=446:il-municipio-di-angri-contro-lintendenza-di-finanza-di-salerno-per-il-possesso-dei-beni-della-collegiata&catid=103:spigolature-angresi-dellottocento&Itemid=113
Giancarlo Forino
Associazione PanacèA
--Ufficiale dell'Esercito di origine angrese, Giancarlo Forino risiede a Roma. Il Presidente Giorgio Napolitano lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2006) e della Medaglia Mauriziana al Merito per dieci lustri di carriera militare (2013). Per la ricerca storica la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli ha conferito il Premio Cultura per la Sezione STORIA LOCALE (2000) e la Giunta Comunale presieduta dal dottor Giuseppe La Mura lo ha insignito della Cittadinanza Onoraria di Angri (2006). E' uno dei fondatori dell'Associazione ONLUS PanacèA. Oltre a varie iniziative editoriali realizzate a Roma, collabora da decenni con la testata ANGRI80; ha pubblicato vari libri e saggi per conto del Centro Iniziative Culturali di Angri e dell'Associazione PanacèA. Dopo la prima e la seconda edizione del volume Angri, la Storia – i Monumenti – le Eccellenze – gli Angresi (dicembre 2020 e novembre 2021), curata insieme al dott. Luigi d’Antuono, ha dato alle stampe il libro San Giovanni e Angri, affrontando alcune tematiche già presenti sulla sua precedente opera Angri e il suo Patrono San Giovanni Battista (1997) successivamente approfondite in questi ultimi 25 anni.