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    Il bullismo si combatte con l’educazione all’affettività.

    Il 23 maggio scorso, nella casa del cittadino del Comune di Angri, la cittadinanza ha incontrato la prof.ssa ELENA FERRARA, prima firmataria della legge per la prevenzione ed il contrasto al cyberbullismo in qualità di senatrice della Repubblica.

    Il 23 maggio scorso, nella casa del cittadino del Comune di Angri, la cittadinanza ha incontrato la prof. ELENA FERRARA, prima firmataria della legge per la prevenzione ed il contrasto al cyberbullismo in qualità di senatrice della Repubblica, invitata dalla scuola media Galvani Opromolla e dalla Dirigente Anna Scimone. Tutto molto interessante. Qualche considerazione è da aggiungere oltre tutte quelle proposte e accettate. È necessario ribadire qualche tasto poco toccato o forse dato per scontato: il  bullismo si combatte e si può sconfiggere anche, forse soprattutto, con l’educazione all’affettività-Oggi se ne parla tanto, in particolare quando avviene qualche femminicidio, ma non ne ho sentito parlare come un antidoto al bullismo.

    L’affettività non si insegna con delle regole stabilite in un libro o con dei programmi definiti, l’affettività  ha a che fare con i sentimenti e i sentimenti, l’affetto non scaturiscono da nozioni o insegnamenti libreschi, la sfera dell’affettività si coniuga con la psicologia, con la famiglia, con la scuola, con la società, con le esperienze .

    La scuola in tal senso può molto, ma  lo ripeto all’infinito, non impartendo principi dall’alto, ma agendo sui comportamenti, sulla psiche degli studenti con azioni che direttamente e indirettamente educano all’affettività. Riporto , pertanto, qualche esperienza, ricavata anche dalla mia attenzione alla vita scolastica della media Galvani Opromolla, frequentata da un mio nipotino.

    Ho notato, per esempio, che in una classe di prima media con allievi di 11/12 anni , iniziava ad apparire all’inizio dell’anno scolastico qualche bulletto, che tendeva ad essere leader, calpestando qualcuno più debole- Oggi la problematica collegata a questa situazione abbastanza spiacevole è stata affrontata e si avvia alla soluzione.. Non ci sono state prediche, denunce, rimproveri, punizioni ……ma i docenti, in particolare alcuni  molto sensibili e attenti, della classe in questione hanno applicato (forse anche inconsapevolmente) quella che viene definita l’educazione all’affettività. Come?

    Molto è servita la partecipazione alla rappresentazione della Turandot al teatro San Carlo, ove sono stati attribuiti compiti simili, ove in modo  corale ogni allievo era interessato ad una buona  realizzazione di quanto preparato a scuola tutti insieme; molto è servita la partecipazione al saggio di musica, dove ogni ragazzo, compreso il bullo in erba, era chiamato ad essere di aiuto o ad essere aiutato nel preparare gli strumenti e nel dare consigli  per riuscire all’unisono nell’orchestra; molto ancora è servita la realizzazione di un documentario  ,dove ognuno doveva fare da cicerone e spiegare quanto rappresentato in una successione che non era gara ma piacevole e necessaria proposizione: molto utile è stata anche la partecipazione al viaggio di istruzione e alle gare sportive, dove l’agonismo è diventato non sopraffazione, ma manifestazione di impegno e dove aiutare i compagni più deboli è apparso utile anzi necessario perché faceva star bene ed essere di riferimento positivo. Il nascente bullo, sicuro di essere il leader con azioni negative, è diventato leader in positivo, aiutando, partecipando, divenendo riferimento nel far riuscire bene i compagni e nel farsi forte, riuscendo bene anche lui stesso con gli apprezzamenti di tutti-

    Necessitano molti docenti come questi, che  sensibili alla problematica hanno agito riportando successi lodevoli.  Essi hanno educato e, al di là dei programmi, delle nozioni, hanno il merito di aver reso un servizio alla società L’educazione all’affettività  credo sia fondamentale, basilare . però mi rendo conto che è una educazione difficile , perché non si impara e necessita di conoscenze che non possono essere neppure valide allo stesso modo per tutti.  E’ necessario, comunque, che si prenda coscienza di ciò ,per poter fare dei buoni passi in avanti nella lotta al bullismo.   

    Prof. Ferdinando Capuano

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