Egregio direttore,
il mare della politica cittadina si conferma essere tempestoso, agitato. In questi casi, ovviamente, galleggiare è meglio che annegare. Lo sanno bene i consiglieri comunali (tutti) e i membri della Giunta municipale, sindaco in testa. Gli spettri di un ennesimo commissariamento prefettizio si aggirano, però, funesti tra le stanze del Palazzo e sembrano spaventare molti. L’eventuale nuovo disarcionamento degli eletti dal popolo segnerebbe un’ulteriore sonora sconfitta per la comunità politica, sempre più vittima di se stessa e della sua visione miope e incocludente. Per non affogare bevendo acqua e sale meglio, allora, munirsi di braccioli, ciambella e giubbotti salvagente. È un atteggiamento naturale dettato dall’istinto di sopravvivenza. Insomma una reazione scontata da parte di chi intravede abissi minacciosi e profondi. In fin dei conti, il quadro è semplice: serve un altro voto favorevole per garantire un cammino più o meno sereno all’attuale compagine amministrativa. Per ora, il volto della “stampella” non si è ancora materializzato, ma ciò presto avverrà. L’uomo (o la donna) in più, probabilmente otterrà un assessorato per qualcuno a lui (o a lei) molto vicino giustificando l’ingresso in maggioranza come una scelta compiuta per il “bene della città”. Il primo cittadino trattiene diverse deleghe da poter distribuire all’occorrenza potendo venire incontro alle richieste di turno. Insomma, una poltrona in cambio dell’appoggio fornito. Niente di strano. Nel contesto nazionale e in molte realtà locali accade molto di peggio.
Ha senso, però, continuare lungo una strada impervia ed in salita essendo quasi zoppi? Prima o poi anche il nuovo sostegno potrebbe cedere, spezzarsi, frantumarsi sotto il peso di ricatti, personalismi, battibecchi e accesi diverbi. In questa fase convulsa, poi, cronache più o meno ufficiali narrano dello svolgimento di riunioni e di incontri voluti dall’opposizione per elaborare una strategia tesa a mettere fine anzitempo all’attuale consiliatura. Per ora tutto tace essendo anche la minoranza poco coesa e divisa al suo interno. La prova della tenuta della maggioranza si avrà solo dopo l’approvazione del bilancio: banco di prova che potrebbe determinare nuovi scenari, alleanze, amicizie. E pensare che all’indomani del voto la gioiosa macchina da guerra mauriana brillava per compattezza e consistenza numerica. Cosa è accaduto di tanto grave da averne causato la sostanziale disgregazione? In attesa di risposte credibili (che, però, non arriveranno mai) non ci resta che osservare tenendo d’occhio anche i fantasmi che, a quanto pare, volteggiano leggiadri emettendo versi sinistri e preoccupanti.
Pippo Dell Corte
(dal numero di Novembre 2013)