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    Diario del direttore artistico-3

    Terzo appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

    08/01/2014

    Raggiungo telefonicamente Andrea Anonimo.

    Dobbiamo definire alcuni aspetti organizzativi della sua serata. Infatti, è lui il prossimo nome in cartellone: il 19 salirà sul palcoscenico per il suo Andrea Anonimo’s lab. Il talentuoso musicista si era già esibito ad  Angri in un evento fuori programma della passata edizione del festival. Allora, aveva proposto Sott’o sole ‘e Napule, uno straordinario recital di canzoni classiche napoletane, intrecciate in una divertente storia d’amore, tormentata da vari imprevisti e conclusa in maniera quasi tragicomica. Il repertorio proposto passava dalle canzoni del 1200 fino ai giorni nostri, attraversando tutti i filoni che caratterizzano la canzone partenopea, ovvero la canzone d’amore, quella “classica”, la canzone a dispetto, quella satirica, ironica, la macchietta e la canzone moderna, attingendo soprattutto dal repertorio di Roberto Murolo, Sergio Bruni, Renato Carosone e altri autori celebri.

    Fu per me un’esperienza piacevolissima. Tant’è che appena finito quello spettacolo, andandolo a salutare e ringraziare sul palco per la bellissima serata che mi (ci) aveva fatto trascorrere in compagnia di tante canzoni della nostra tradizione, gli proposi di tornare l’anno prossimo (cioè quest’anno). Lui accettò con entusiasmo. Perciò, eccoci di nuovo in pista.

    Per chi se lo stesse chiedendo, naturalmente Andrea Anonimo è un nome d’arte. All’anagrafe si chiama Valerio Mottola, ha cinquant’anni e studi di architettura alle spalle, ed è figlio e nipote d’arte, essendo suo padre e suo nonno dei cantastorie, mentre da parte di madre è nipote del celebre Fausto Cigliano, ambasciatore della canzone napoletana nel mondo.

    La scelta del nome è stata fatta in maniera ragionata, come mi ha raccontato qualche tempo fa: «Un cantastorie non ha bisogno essere “qualcuno” in particolare, né avere un “nome” ben determinato come un prodotto di consumo, tanto meno un cantastorie necessita di un’identità personale e musicale ben precisa. Un cantastorie è a sua volta un personaggio, è il tutto e il niente senza tempo, un archetipo della memoria che vive di memoria nella memoria. Cosa è ormai la canzone napoletana per ognuno di noi? Cerchiamo forse i nomi degli autori, l’anno di composizione, le scansioni ritmiche? In assoluta coerenza con la canzone desidero che anche il cantastorie vada dritto al cuore, senza passare al setaccio della ragione. Riguardo al nome, la scelta non è casuale: Napoli fu fondata dai greci, e “anèr-andròs” in greco significa “uomo”, da cui Andrea, mentre “anonimòs” è “senza nome”».

    L’idea di Andrea Anonimo’s Lab nasce da un curioso accostamento tra il mondo della musica e quello della cucina. Andrea è partito dalla considerazione che, in un certo qual modo, cantare è come cucinare. In una e-mail, infatti, mi ha scritto: «Tutto quello che accade nell’intimità della cucina, deve necessariamente passare al vaglio nella sala da pranzo, e chi sancisce il successo di una ricetta e del suo allestimento è il gusto del singolo, che assaggia, gusta, approva, e infine dà il suo consenso. Poi, il consenso di tanti diventa successo. Per un cantastorie come me, ogni canzone viene concepita nelle viscere della psiche attraverso l’ascolto-assaggio, per  poi diventare oggetto di desiderio-appetito durante l’assenza fisica-digestione della canzone. Si trasforma, quindi, in spirito di ricerca e di cimento che anima le mani, gli occhi, le orecchie e i sensi tutti, i quali partecipano alla “costruzione” della propria canzone-ricetta, per far sì che questa possa essere riprodotta per sempre e a piacimento. Insomma, si tratta di un processo di appropriazione-ingestione, che non può non terminare con l’ultimo ma fondamentale atto, ovvero il dare-offrire finale, il condividere, il rendere pubblico ciò che si è elaborato dentro.

    Il laboratorio si è sviluppato nel corso di numerose esibizioni, durante le quali il rapporto con il pubblico si è fatto via via più determinante per il musicista e per il suo operato. Pur senza cedere alla tentazione di compiacere, ammiccare, accontentare banalmente il pubblico, esso però è diventato una polarità indispensabile e assolutamente necessaria per diventare un cantastorie.

    È ancora Andrea che racconta: «Un giorno, mi è venuta l’idea di trasformare il concetto di “esibizione”, di “concerto”, di  “recital” in un laboratorio, al quale prendono parte tutte le componenti dello spettacolo in modo dichiaratamente attivo. Io propongo il mio lavoro di intimità con la canzone elaborata e interpretata dal mio umile talento al pubblico che fruisce e interferisce in tempo reale con ciò che propongo. Io e il pubblico componiamo insieme il “lab”, che diventa un momento di dialogo, di confronto, di comunicazione a doppio senso, di corrispondenza fra due entità fra loro indipendenti eppure assolutamente osmotiche, il cantastorie e la sua platea,  il pubblico con il suo menestrello».

    Andrea Anonimo’s lab sarà dunque il momento in “diretta”, in tempo reale, vivo e dal vivo, che riporta la creazione e la fruizione, l’esibizione e l’ascolto, il gustare e l’apprezzare, da “a posteriori”, successivi, distribuiti e dilatati nel tempo, a immediati, attuale presenza nel tempo presente.

    Vincenzo Ruggiero Perrino

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