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    Diario del direttore artistico-2

    Secondo appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

    05/01/2014

    Ci siamo: alle ore 18.00 si comincia! Se c’è una cosa che mi rammarica è non poter essere presente fisicamente… Ma si sa: emigrare, per quanto vicino si voglia andare, comporta solo perdite, sia in senso materiale, sia (soprattutto e ben più gravemente) in senso morale. Non essere a teatro stasera, con i miei amici, è una di quelle circostanze che ti fa pensare: ma la spesa vale veramente l’impresa. Ma questi pensieri non c’entrano niente con la rassegna, e quindi me li tengo per me…

    Peppe Lanzetta apre la stagione con «uno spettacolo, crudo, nudo, spietato. Un manifesto del momento storico in cui viviamo. Anime che si confondono, si confrontano, si fondono nel teatro, nella letteratura e nella musicalità di una città come Napoli», come recita la nota che mi ha inviato Jennà Romano, il musicista del gruppo “Letti Sfatti”, che sarà al fianco di Peppe Lanzetta per L’urlo.

    Qualche giorno fa, Peppe mi ha chiamato al telefono. Di fronte al mio rammarico per non poter esserci, mi ha ringraziato invece di aver lavorato per l’organizzazione dello spettacolo.

    Mio fratello Sergio, che per questo spettacolo ha fatto gran parte del lavoro – dall’iniziale contatto con Lanzetta alla pubblicizzazione dell’evento – mi chiama in tarda serata per raccontarmi com’è andata. Un grande successo! Tiro un sospiro di sollievo, quando me lo dice. La sala era piena, il pubblico entusiasta e soprattutto Peppe è rimasto favorevolmente sorpreso dall’accoglienza che la gente di Angri gli ha riservato! Anzi, ha assicurato che la nostra collaborazione e la nostra amicizia si intensificheranno. Tant’è che ha in progetto una serie di editoriali per “Angri ‘80”.

    Non ho parole: immediatamente comincio a prefigurarmi gli scenari futuri ai quali potrà portarci questa collaborazione. Tuttavia, meglio restare nel presente, che è già bello di suo.

    Mio fratello mi confida pure di aver invitato a vedere lo spettacolo qualche esponente dell’amministrazione comunale: per par condicio un rappresentante della maggioranza e uno dell’opposizione. Ça va sans dire: nessuno dei due si è presentato. Del resto, è noto che i politici, di qualsiasi colore, provenienza geografica, importanza e livello (comunale, provinciale, regionale, per non parlare dei lodevoli onorevoli parlamentari), vanno laddove possono fare la loro passerella, prendersi meriti e applausi per cose per le quali non hanno mosso un dito, e stringere mani a questo e a quello. Il teatro è qualcosa di materiale: si sgobba a teatro, perché, pur senza perdere di vista la forma, si bada alla sostanza. Perciò, non c’è bisogno di quei parolai filodrammatici che vengono a sorridere a chiunque, quanto piuttosto di chi riesce a suscitare un sorriso e un’emozione nel pubblico. Aver conservato autonomia, ideologica prim’ancora che economica, impedisce di fatto qualsiasi defilé politichese. Il che credo sia un merito veramente eccezionale!

    «Ti ha pure autografato il libricino del Mattino». Infatti, tempo fa, del tutto casualmente avevo trovato su una bancarella di vecchi libri una serie di tascabili che una ventina di anno fa uscirono in allegato al quotidiano napoletano. Tra questi, c’era un volumetto di racconti di Peppe Lanzetta, Leggende Metronapoletane, in cui già si anticipava l’amara bellezza della città. Penso sia una piccola rarità: quanti esemplari ce ne potranno essere in giro? E ora il mio è pure autografato!

    Siamo partiti con il piede giusto. Ora dobbiamo solo cercare di non perdere la traccia e proseguire dritto.

    Vincenzo Ruggiero Perrino

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