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    Dall’Elogio funebre di Francesco Adinolfi

    … parlerò, e correndo di volo lungo il sentiero della sua vita, guardandolo nel duplice rapporto che si ebbe e con la società, e con la Religione, vi mostrerò che egli fu un onesto amministratore, un cristiano modello.
    Da Antonio Adinolfi e Teresa Pisacane nel marzo 1846 venne alla luce … I suoi genitori, adorni di specchiati costumi, come agiati di beni di fortuna, non indugiarono punto ad istillargli nel cuore amore alla virtù … compiuti i suoi studi in città [Angri], i genitori credettero opportuno inviarlo in Napoli … ma il ricco censo della famiglia Adinolfi non impedì punto che il defunto s’avvanzasse rapidamente negli studii … egli comprese ancora che gli studi soli non valgano a rendere l’uomo che appena mediocre; ma nella virtù è il magico potere di farsi grande. Per la qual cosa si diede a coltivare studiosamente il suo bell’animo, arricchendolo di schiette e nobili virtù, a nutrire e aumentare in sé l’amore del buono, del giusto e dell’onesto … Laureatosi in giurisprudenza, per molti anni esercitò in Napoli la professione e con tale coscienza e competenza da riscuotere ben presto il comune plauso … la famiglia mal lo vedeva lontano, quindi fece del tutto per farlo ritornare in Angri …
    Le virtù domestiche, o Signori, che fanno amare l’uomo in casa, lo fanno amare anche fuori, ed il compianto Estinto s’ebbe l’amor sincero ed ossequioso del paese, e di quanti lo conobbero. Le sue belle doti di mente e di cuore non potevano non cattivargli l’affetto dei suoi concittadini, la stima e la riverenza di tutti. Chi mai, infatti, ebbe anche per un solo istante a conoscerlo, senza ammirarne la coltura di mente, la coscienza dritta, l’onestà del carattere, l’accorgimento del senno?
    Queste belle qualità gli meritarono nel 1884 d’essere trascelto a Sindaco di Angri. … Come abbia retto le sorti del paese per lo spazio di 30 anni, chi meglio di voi, o Signori, può conoscerlo? Voi, che ne provaste gli avveduti consigli, l’opera proficua e le iterate e mai stanche sollecitudini, voi potete attestare con quale intelligente operosità, e con quale savio accorgimento reggeva le sorti del Municipio. Voi, voi solo potete attestare come non era mai stanco di operare in pro della nostra città, come ne amministrava la cosa pubblica sino allo scrupolo, e come si studiava con ogni potere di renderne prospere e fiorite le condizioni, dimenticando se stesso, le cose proprie, la propria professione, i suoi agi, e il bisogno imperioso che sentiva di riposare.

    Da questi passi tratti dall’elogio funebre dell’Avvocato Francesco Adinolfi, al di là della retorica e dell’enfasi con cui si redigevano questo genere di discorsi, si trae l’immagine di un uomo che certamente aveva anteposto il bene comune al proprio successo; prova ne furono anche i brillanti risultati conseguiti nella carica di consigliere provinciale. D’altro canto, rimanere alla guida di un paese per un trentennio in un periodo segnato da profondi conflitti di classe, dal depauperamento delle risorse umane, economiche e sociali del sud della penisola, da fenomeni dal profondo e acuto impatto nella collettività, quali il brigantaggio e le guerre, non deve essere stata cosa da poco. E un segno tangibile della precaria situazione in cui versava il sud, a poco più di venti anni dall’unificazione, ce lo forniscono gli Indici nazionali dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati stimati dall’ISTAT che indica quale coefficiente di “traduzione” monetaria del 1884 (anno in cui l’Adinolfi diventa Sindaco per la prima volta) il numero 8.906,475; ovverosia, prendendo a riferimento l’importo di circa 85,00 £ dell’epoca, che era pressappoco il prezzo di un anno di affitto per un appartamento di medie dimensioni, si ottiene il valore di circa € 390,00 ben lontano dai parametri odierni!
    Forse, come ebbe a dire il noto giornalista Piero Angela, dando uno sguardo al retrovisore della Storia la classe politica odierna potrebbe (ri)scoprire attraverso tali esempi strade diverse nel rispetto della res publica.

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