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    “Come fiori in un prato”, un libro per sostenere la ricerca sulla sindrome di Down

    Il diverso, il disabile, lo straniero, e, in ultima analisi, l’altro da sé, da sempre costituiscono per molti il termine di paragone per affermare presunte superiorità razziali o di civiltà, stigmatizzare manchevolezze nel prossimo (il più delle volte, per celare le proprie), tracciare dei confini geografici e politici per separare i “nostri” dai “loro”.

    Questa non è certo una caratteristica esclusiva della nostra epoca: da che mondo è mondo coloro che stimavano se stessi “normali” hanno cercato di ostracizzare dalla collettività quanti, per ragioni fisiche o mentali, non rientravano nel canone stabilito dagli stessi “normali”. Basti pensare che per gli antichi romani i monstra vel prodigia non rientravano, al pari degli dèi, nel novero dei soggetti di diritto: erano extra ordinem. E le epoche del recente passato ci hanno mostrato tutta la brutalità dell’eugenetica, tanto cara al regime nazista.

    Tuttavia, se da sempre ci sono state resistenze culturali a riconoscere pari dignità al “diverso”, altrettanto da sempre illuminati pensatori, scienziati, uomini di lettere, si sono invece opposti e battuti, cercando di rendere la diversità una ragione di ricchezza reciproca, piuttosto che un ostacolo, elaborando percorsi e strategie di inclusione, quest’ultima da intendersi non come ipocrita negazione della diversità o come patetica commiserazione.

    Come fiori in un prato si pone proprio su questa scia: un gruppo di scrittori per passione, ciascuno dei quali ha contribuito con un proprio testo all’antologia, ha inteso portare una testimonianza, in forma poetica o narrativa, di un impegno sociale e civile a favore dell’inclusione e dell’accettazione dell’altro da sé.

    Come scrivono i curatori: «L’idea di questa raccolta nasce da un incontro che il Prof. Pierluigi Strippoli ha tenuto a Roma nel novembre 2023 per far conoscere le ricerche che, da vari anni, conduce intorno alla Sindrome di Down nel Laboratorio di Genomica del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna».

    L’equipe del professor Strippoli è animata dall’intenzione – altamente meritoria – di sperimentare non più soltanto interventi riabilitativi, bensì un più efficace sistema per limitare l’incidenza dell’anomalia genetica che determina la Sindrome, cercando di arginare il ritardo cognitivo, che sostanzialmente è il principale ostacolo all’integrazione sociale e alla realizzazione umana di chi ne è affetto.

    Perciò, da tempo, il gruppo di ricercatori bolognesi conduce, lontano dai riflettori e con l’acribia di chi crede fermamente nella possibilità di risultati incoraggianti, una serie di ricerche. Tuttavia, com’è facile immaginare, la necessità di mantenersi indipendenti da quanti vorrebbero “tirarli per la manica della giacca”, espone anche al rischio di un restringimento dei budget, già notoriamente inadeguati per la ricerca scientifica in ambito universitario.

    Ecco allora il duplice senso di questo libro.

    In primis, riaccendere l’attenzione sugli sforzi della ricerca sulla Sindrome di Down, ritenuta per molti ormai come acquisita nelle sue caratteristiche peculiari.

    In secondo luogo, esso si propone quale veicolo per raccogliere fondi da destinare al prof. Strippoli e ai suoi collaboratori. Ragion per la quale l’intero ricavato verrà devoluto proprio a loro e per le finalità della loro encomiabile ricerca.

    È in ogni caso un libro, che, pur senza cedere a facili entusiasmi o alle lusinghe di un “buonismo” di facciata, pone interrogativi e mette in luce alcune prospettive alternative di lettura della diversità. E, nonostante che, come ogni lavoro antologico, i diciotto testi – ordinati secondo un criterio alfabetico per autore – siano molto eterogenei per stile e contenuto, essi propongono uno spettro largo di riflessioni ed indagini sui temi della disabilità e dell’inclusione, intese soprattutto come questioni culturali prima ancora che sociali.

    In questi scritti, la disabilità, la diversità o gli sforzi inclusivi che vengono fatti nei confronti del disabile o del diverso, sono declinati in modo da abbracciare una casistica molto larga di tipologie.

    Vi sono, in primo luogo, accanto a lavori narrativi, tre prove poetiche (Barbieri, Mandorlo e Russo), che con il ritmo proprio dei versi scandiscono con accuratezza la dimensione esistenziale delle scandalose vite “imperfette”.

    Tra i racconti, due sono tratti da storie “vere”, nel senso che i loro protagonisti, ancorché trasfigurati dalla narrazione delle autrici, sono persone realmente esistenti e i fatti in essi raccontati sono realmente accaduti (Bafundi e Rossi).

    Altre prove appartengono ad un ambito molto ampio di narratività, spaziando tra un’impostazione più realistica (Garzia, Lo Conte, Modica, S. Ruggiero Perrino, e Simone), ad una più “fantastica” (Caivano, Franceschini, Gavioso, Giordano, Sartoni, e Solarino).

    Gli autori di questo articolo – i quali hanno collaborato fattivamente alla realizzazione dell’antologia, sposandone la filosofia e gli scopi – hanno contribuito con due testi un po’ sui generis: un foto-racconto (Vitolo), e una storia di mostri e fantasticherie varie (V. Ruggiero Perrino).

    Per chi volesse acquistare il libro, guadagnandosi così un’antologia il cui contenuto è senza dubbio valido e piacevole, e contribuendo al contempo ad una “giusta causa”, può farlo sia ordinandolo presso le librerie “fisiche”, sia attraverso i canali online (es. https://www.ibs.it/come-fiori-in-prato-racconti-libro-vari/e/9791256899807).

    Emilio Vitolo e Vincenzo Ruggiero Perrino

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