Quante volte alzando lo sguardo sulla facciata della chiesa di San Giovanni abbiamo apprezzato la bellezza del grande rosone centrale? Certamente un numero infinito di volte!
La funzione di un rosone su una chiesa è quella di assicurare principalmente un adeguato ricambio d’aria e fornire illuminazione all’interno del tempio, trovandosi sempre in linea con la navata centrale; inoltre, arricchito con vari motivi decorativi e simbolici, abbellisce la facciata.
I rosoni li troviamo presenti nelle chiese di stile romanico e gotico specificamente per le suddette funzioni; tuttavia, con la costruzione della cantoria e del grandioso organo, avvenuta durante il quinto decennio dell’Ottocento, nel caso angrese tali compiti non vengono più assolti.
Ora, quel bellissimo pezzo di arte catalana, fortunatamente sopravvissuto alle operazioni belliche del 1943, a differenza dei due gemelli più piccoli che sormontavano i portali minori, ha un pregio poco noto: i suoi “bracci” sono in numero dispari e per l’esattezza 7.
Difatti, la stragrande maggioranza di queste pregevoli opere artistico-decorative hanno un numero pari di bracci, indipendentemente dal materiale usato, dall’epoca di realizzazione e dalle dimensioni. Così, ad esempio, quello della cattedrale di Bitonto si presenta con 16 bracci, quello di di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila si articola su un doppio ordine concentrico con 12 e 24 bracci e ancora quello doppio concentrico del Duomo di Orvieto si presenta in entrambi i diametri su 22 bracci. E l’elenco potrebbe ancora continuare ancora a lungo, ma soffermiamoci sul nostro e sui pochissimi casi analoghi.
Innanzi tutto il numero dei bracci che come si è detto sono 7; cifra che ha una ricchissima serie di significati esoterici e che, tra le altro, ricorda il mito dei 7 Dormienti le cui statue sono custodite nella vicina cappella Pisacane. Nelle ricerche fino ad ora svolte, non si è trovato alcun caso analogo; mentre altri rosoni con bracci dispari si trovano a Napoli, sulla facciata della chiesa di Santa Chiara, con un esemplare a 5 bracci; a Larino (CB), sulla facciata della chiesa di San Pardo e dell’Assunta, risalente al 1319, che ha un rosone con 13 braccia e a Troia (FG), dove la cattedrale che risale al 1093, ne presenta un altro esemplare con 11 braccia. Questi i casi più noti!
Sulla chiesa di Troia segnalo l’interessantissimo ausilio multimediale della dottoressa Livia Shiaroli, utilizzato per la sua tesi di laurea magistrale, in cui fornisce una serie di preziose informazioni sul rosone (https://slideplayer.it/slide/942560/).
Esistono poi altre piccole opere minori con bracci dispari, ma destinate a decorare parti interne di chiese, chiostri e altre strutture e non a fungere da rosoni.
Tornando al rosone della Collegiata sarebbe auspicabile promuoverne la replica per i due più piccoli e il loro ripristino in corrispondenza delle navate laterali, tenuto conto che erano identici come si rileva dalle foto d’epoca. E questo è un altro progetto nel cassetto …
Giancarlo Forino
Associazione PanacèA
--Ufficiale dell'Esercito di origine angrese, Giancarlo Forino risiede a Roma. Il Presidente Giorgio Napolitano lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2006) e della Medaglia Mauriziana al Merito per dieci lustri di carriera militare (2013). Per la ricerca storica la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli ha conferito il Premio Cultura per la Sezione STORIA LOCALE (2000) e la Giunta Comunale presieduta dal dottor Giuseppe La Mura lo ha insignito della Cittadinanza Onoraria di Angri (2006). E' uno dei fondatori dell'Associazione ONLUS PanacèA. Oltre a varie iniziative editoriali realizzate a Roma, collabora da decenni con la testata ANGRI80; ha pubblicato vari libri e saggi per conto del Centro Iniziative Culturali di Angri e dell'Associazione PanacèA. Dopo la prima e la seconda edizione del volume Angri, la Storia – i Monumenti – le Eccellenze – gli Angresi (dicembre 2020 e novembre 2021), curata insieme al dott. Luigi d’Antuono, ha dato alle stampe il libro San Giovanni e Angri, affrontando alcune tematiche già presenti sulla sua precedente opera Angri e il suo Patrono San Giovanni Battista (1997) successivamente approfondite in questi ultimi 25 anni.