Il 14 aprile del 1938 la Presidenza del Consiglio dei Ministri emanava la circolare n. 4116/1.3.1 con cui si stabiliva che L’uso del “lei” nei rapporti, scritti e verbali, reciproci e col pubblico dei dipendenti dello Stato di qualsiasi ordine e grado e di quegli degli enti di diritto pubblico è abolito.
Detti dipendenti debbono darsi il “tu” se uguali in grado, il “voi” se di grado diverso.
Fra il personale femminile e il personale maschile, qualunque sia il rispettivo grado gerarchico, deve essere usato il “voi”.
Le singole Amministrazioni sono autorizzate a emanare istruzioni di dettaglio per l’attuazione dei suesposti criteri di massima, stabilendo in particolare in quali speciali casi i superiori debbono dare il “tu” agli inferiori e riceverne il “voi”.”
Alla luce di questa singolare e quantomeno “fantozziana” disposizione, appare ben chiaro il clima sociale che si viveva in quegli anni e che traspare palesemente dalle corrispondenze epistolari private e d’ufficio, anche di alte cariche pubbliche e dello Stato, come si evince dai documenti governativi dell’epoca. Un esempio per tutti, l’invito all’inaugurazione del monumento ai Caduti di piazza Doria, avvenuto l’11 febbraio 1940 alla presenza del Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, in cui l’allora Podestà Arturo Cosenza chiudeva il cartoncino con la frase Vi prego di intervenire.
Ad Angri ancora oggi nel linguaggio corrente sopravvive l’abitudine di dare il “voi” anziché il “lei” così come, almeno fra le persone di una certa età, vi è ancora l’abitudine di abbassare le saracinesche dei negozi e salutare la salma di un defunto che viene accompagnato al cimitero alzando leggermente la mano destra in segno di rispetto, a ricordo del saluto fascista con cui si usava salutare i trapassati durante il Ventennio.
Anche se oggi appaiono opinabili, questi aspetti fanno parte della storia, della cultura e dell’educazione del popolo italiano e nel sud della penisola, forse perché un po’ più “tradizionalista” rispetto al nord, sopravvivono ancora in maniera marcata.
Giancarlo Forino
Associazione PanacèA
--Ufficiale dell'Esercito di origine angrese, Giancarlo Forino risiede a Roma. Il Presidente Giorgio Napolitano lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2006) e della Medaglia Mauriziana al Merito per dieci lustri di carriera militare (2013). Per la ricerca storica la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli ha conferito il Premio Cultura per la Sezione STORIA LOCALE (2000) e la Giunta Comunale presieduta dal dottor Giuseppe La Mura lo ha insignito della Cittadinanza Onoraria di Angri (2006). E' uno dei fondatori dell'Associazione ONLUS PanacèA. Oltre a varie iniziative editoriali realizzate a Roma, collabora da decenni con la testata ANGRI80; ha pubblicato vari libri e saggi per conto del Centro Iniziative Culturali di Angri e dell'Associazione PanacèA. Dopo la prima e la seconda edizione del volume Angri, la Storia – i Monumenti – le Eccellenze – gli Angresi (dicembre 2020 e novembre 2021), curata insieme al dott. Luigi d’Antuono, ha dato alle stampe il libro San Giovanni e Angri, affrontando alcune tematiche già presenti sulla sua precedente opera Angri e il suo Patrono San Giovanni Battista (1997) successivamente approfondite in questi ultimi 25 anni.