Uno dei periodi più controversi nella storia del sud della nostra penisola è quello immediatamente successivo all’Unità Nazionale.
La campagna garibaldina, l’annessione del Regno delle Due Sicilie a quello Piemontese, l’adozione della Lira quale moneta nazionale in sostituzione del Ducato (argomento che meriterebbe un’ampia disamina), l’adozione di modelli fiscali, legislativi e amministrativi profondamente diversi dai precedenti, l’azzeramento dell’apparato statale borbonico, il conseguente instaurarsi di un nuovo potere centrale e, non ultimo, l’insorgenza del fenomeno del brigantaggio, alimentato dalle migliaia di fuoriusciti del dissolto esercito borbonico, provocarono una serie di ripercussioni sociali. Era inevitabile, quindi, che i “fratelli” del nord venissero presto percepiti come gli “invasori” del nord.
In quei turbolenti anni Angri reagì al nuovo stato di cose conservando una certa autonomia anche se la stragrande maggioranza della popolazione era fuori da ogni consesso politico-amministrativo; difatti, su una popolazione che complessivamente sfiorava i 10.000 abitanti gli elettori, e quindi, gli eleggibili alle cariche pubbliche, erano poco più di 100, ovvero l’1% degli abitanti. Il dato appare ancora più macroscopico se si tiene conto che all’epoca il territorio comunale comprendeva anche la contrada Bagni, con l’omonima chiesa, e si spingeva fin quasi l’abitato di Scafati.
Si legge dal CALENDARIO GENERALE DEL REGNO D’ITALIA che nel 1862 il Sindaco era Matteo Montefusco, mentre l’anno seguente era Francesco Montefusco, il Segretario Comunale Alfonso De Angelis, gli angresi residenti erano 9.780, gli Elettori 108, la superficie comunale contava 2.522 ettari, per raggiungere Salerno bisognava percorrere 20 km e 370 metri di via ordinaria e vi era un Ufficio postale di 3ª classe.
In questo documento ufficiale si omette la presenza e l’efficienza della strada ferrata, che da oltre un decennio già collegava Angri con Napoli, Vietri e Castellammare di Stabia; tuttavia, è proprio la cronaca delle gesta garibaldine a rendere in un certo qual modo giustizia a questo “silenzio” affermando che il condottiero nel 1860 raggiunse Napoli con un treno partito proprio da Vietri.
Giancarlo Forino
Associazione PanacèA
--Ufficiale dell'Esercito di origine angrese, Giancarlo Forino risiede a Roma. Il Presidente Giorgio Napolitano lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2006) e della Medaglia Mauriziana al Merito per dieci lustri di carriera militare (2013). Per la ricerca storica la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli ha conferito il Premio Cultura per la Sezione STORIA LOCALE (2000) e la Giunta Comunale presieduta dal dottor Giuseppe La Mura lo ha insignito della Cittadinanza Onoraria di Angri (2006). E' uno dei fondatori dell'Associazione ONLUS PanacèA. Oltre a varie iniziative editoriali realizzate a Roma, collabora da decenni con la testata ANGRI80; ha pubblicato vari libri e saggi per conto del Centro Iniziative Culturali di Angri e dell'Associazione PanacèA. Dopo la prima e la seconda edizione del volume Angri, la Storia – i Monumenti – le Eccellenze – gli Angresi (dicembre 2020 e novembre 2021), curata insieme al dott. Luigi d’Antuono, ha dato alle stampe il libro San Giovanni e Angri, affrontando alcune tematiche già presenti sulla sua precedente opera Angri e il suo Patrono San Giovanni Battista (1997) successivamente approfondite in questi ultimi 25 anni.