La mattina del 25 Marzo l’Aula Magna del Liceo Classico – Scientifico “Don Carlo La Mura” era stracolma di studenti e professori. L’attenzione era catalizzata sull’attore e scrittore Enrico Ianniello che presentava il suo primo romanzo: “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin” edito da Feltrinelli. Ianniello, campano doc, ha studiato recitazione presso la Bottega Teatrale di Firenze diretta dall’indimenticabile maestro Vittorio Gassman. Ma è nel 2011 che ha conquistato un vasto successo presso il grande pubblico italiano interpretando il commissario Vincenzo Nappi, uno dei ruoli principali della serie TV “Un passo dal cielo” a fianco del famoso attore, Terence Hill. In questi anni ha inoltre lavorato al cinema anche con un altro importante attore e regista italiano: Nanni Moretti.
A moderare l’evento è stato il dirigente scolastico del liceo, il dott. Filippo Toriello, che, salutando la folta platea, ha discusso sull’importanza della parola, soprattutto nell’era di Internet: «Il testo serve per interpretare il mondo. L’autore di un saggio, di un articolo, di un romanzo, di uno studio scientifico è colui che dà la sua spiegazione della realtà circostante. È fondamentale capire, non solo la semantica di un testo, ma anche la sua composizione lessicale. Come sosteneva il filosofo Martin Heidegger: “Il linguaggio è la casa dell’essere e nella sua dimora abita l’uomo”. Quindi un uomo deve conoscere approfonditamente la sua dimora, la sua casa, per capire meglio se stesso e la sua vita. Le dinamiche del racconto sono importanti – ha concluso il dott. Toriello – ma, come ci suggerisce lo scrittore Carlo Levi, fondamentali sono le parole che compongono un racconto perché esse “sono pietre” che edificano l’animo umano e la società circostante».
Successivamente ha preso la parola la professoressa Giovanna Ferraioli: «Nei giorni scorsi dovevo leggere il libro di Ianniello per commentarlo e recensirlo quest’oggi. Arrivata al secondo capitolo l’ho chiuso, perché mi annoiava. Per giorni mi rifiutavo di leggerlo. Poi per esigenze scolastiche dovevo, obtorto collo, finire il racconto della vita del protagonista Isidoro che per me risultava tutt’altro che “prodigiosa”. Eppure, durante un compito in classe, in appena 4 ore, per un’incredibile magia della letteratura, il romanzo mi ha catturata e conquistata pagina dopo pagina. E ho capito che la caparbietà di un personaggio, dolce ma bislacco, come Isidoro, affetto da un problema alle corde vocali, è una metafora per tutti noi: la malinconia non è una malattia o una sciagura, può essere una forza per irrobustire l’animo. La tristezza e la sofferenza come viatico per raggiungere la felicità. E poi mi hanno incuriosito i nomignoli dei vari personaggi del libro: giochi di parole, usati sapientemente da Ianniello, che mi ricordano il poeta latino Lucrezio. Ho capito – ha affermato la professoressa Ferraioli – che il dialetto, in questo caso quello napoletano, arriva là dove non riesce ad arrivare la lingua italiana. L’espressione di Isidoro “mi ciaciareo nel letto” è fantastica, apre un immaginario così variegato e suscita emozioni profonde che difficilmente la lingua nazionale provoca».
In seguito è intervenuto il professore Giuseppe Robustelli che, in merito al romanzo di Ianniello, ha riassunto la sua recensione: «Mi ha colpito tantissimo il personaggio di Quirino perché è emblematico. Attraverso il suddetto personaggio l’autore discute sulla politica italiana degli ultimi anni, ed in particolare sottolinea come il comunismo italiano sia stato diverso dai comunismi degli altri Paesi, in special modo da quello del Blocco Sovietico. Leggendo il testo mi immedesimavo sempre più in Quirino, nelle sue parole, nei suoi gesti. Colgo l’occasione per ringraziare l’autore, perché con un testo quasi fiabesco ha fatto navigare noi lettori attraverso i mari della conoscenza».
Prima della dichiarazione dello scrittore Ianniello, alcuni studenti hanno cantato celebri canzoni napoletane, come “Napule è”, indimenticabile brano composto dal compianto Pino Daniele, e il professore Robustelli ha declamato una sua vecchia poesia, “Stella”, che richiamava le vicissitudini del protagonista del romanzo, Isidoro.
Dopo la pausa musicale è intervenuto l’applaudito ospite, Enrico Ianniello, che ha detto: «Ringrazio di cuore il direttore scolastico, l’intero corpo dei docenti e gli studenti che mi hanno onorato con l’invito di presentare il mio primo romanzo qui ad Angri. Grazie davvero per la calorosa accoglienza! Il romanzo è incentrato su Isidoro, giovane avellinese, che possiede una dote tutta speciale: fischietta come un uccello. La sua infanzia è serena e spensierata. Tenerissimo è il suo approccio con il “primo amore”: Marella. La magia dell’innamoramento svanisce però, perché Marella si trasferisce a Napoli. Dopo poco tempo un’altra terribile notizia per Isidoro: i genitori muoiono a causa del sisma che ha devastato la nostra terra nell’Ottanta. A causa dello choc è privato definitivamente dell’uso della parola. Isidoro, intanto, incontra Enzo, un ipovedente, che lo conduce a Napoli. Ma neanche Enzo è cieco per davvero, lo è per una delusione d’amore, e questo è il segreto che li rende inseparabili. Lentamente, i due riacquistano le facoltà perdute. Un giorno come tanti, tra le gabbiette di un piccolo negozio di animali, Isidoro riconosce Marella, la ragazza di cui si era perdutamente innamorato da ragazzo. Si fa coraggio, la corteggia e le dichiara il suo amore. Marella, anche lei ancora follemente innamorata, lo bacia. Vivranno così una dolcissima storia d’amore».
Interessanti, a conclusione della presentazione del romanzo, le domande e le osservazioni che gli studenti del Liceo hanno rivolto all’autore. Uno studente ha paragonato il personaggio di Isidoro a Truman Burbank, nel film “The Truman show” del 1998, interpretato magistralmente da Jim Carrey. Un altro studente ha sottolineato come la città di Napoli, nel romanzo, non sia solamente una scenografia nella vita di Isidoro e degli altri personaggi, ma sia essa stessa un altro fondamentale personaggio della storia.
L’evento, organizzato in collaborazione con la Editrice Gaia, giovane casa editrice, nata nel 2003 ad opera di Francesco D’Amato e Mariacristina Palumbo e avente sede ad Angri, è stato ben organizzato, anche nei piccoli dettagli. A fine mattinata, la massa degli studenti è accorsa presso la cattedra dell’Aula Magna, per farsi autografare dall’autore la propria copia del libro.
Sergio Ruggiero Perrino