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    Moschea in via Incoronati: “Non è una crociata cristiana”.

    Ha fatto scandalo, negli ultimi giorni, la questione che ha visto protagonisti gli abitanti di via Incoronati, che hanno assistito, inermi, alla fondazione di una moschea in un locale inizialmente pensato per l’uso commerciale.
    “Da un giorno all’altro” raccontano “abbiamo visto il sorgere di questo via vai e il fastidio di continui schiamazzi, anche notturni. La nostra non è una crociata religiosa o ideologica, ma siamo infastiditi.”
    La polemica, portata alla luce dal quotidiano Il Mattino, ha investito la comunità islamica angrese, che ha istituito, a detta di alcuni commercianti, abusivamente, un piccolo luogo di culto, per sopperire, probabilmente alla nostalgia di casa.
    Arriva in fretta, infatti, anche la replica dell’Imam (colui che nella religione islamica guida la preghiera): “il pomeriggio facciamo lezione ai più piccoli, dopo di che ci riuniamo per pregare, siamo muniti di tutti i permessi e non è nostra intenzione disturbare i residenti.”
    Gli schiamazzi lamentati, talvolta anche aspramente, dai commercianti sono da collegare probabilmente al Ramadan, periodo nel quale dal sorgere del sole al suo tramonto si è dediti al digiuno, mentre al calare delle tenebre si celebra Allah.
    “E’ il nostro culto” replica la piccola comunità islamica “ma siamo sicuri di non turbare nessuno con la nostra preghiera.”
    La polemica, che non ha intenzione di affievolirsi, minaccia di far scoppiare un caso “multietnico”. Angri, figlia di emigrati, si scopre in bilico tra razzismo e quella tanto predicata apertura verso il prossimo. Commettiamo lo stesso ‘crimine’ di cui sono stati vittime i nostri nonni, quando hanno riscontrato ostilità e rabbia nel paese in cui cercavano rifugio?

    Antonella Grimaldi

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