A settant’anni di distanza ricordiamo e rendiamo omaggio,ancora una volta, doverosamente a Giovanni Russo ed ai nostri concittadini, che, a rischio della propria vita, raggiunsero gli Americani sul Chiunzi.
Angri da giorni veniva bombardata dagli Alleati che, sbarcati a Maiori, erano arrivati al valico di Chiunzi; martoriato dalle bombe e tradito dagli informatori, il nostro paese vedeva ogni giorno danneggiare le sue fabbriche, morire tante persone e subire le nefandezze dei nazisti.
Giovanni Russo, detto Nacciello ‘o farc, era un cinquantaquattrenne dedito al commercio clandestino di olio e generi alimentari, per mantenere una figlia di quattro anni, Flavietta, e la moglie, Francesca Vignapiano, operaia delle M.C.M, in attesa di un altro bambino. Giovanni era una persona che sapeva come farsi rispettare e insieme ad un gruppo di suoi amici divenne un punto di riferimento per la popolazione e per gli stessi industriali, tra cui Alfredo Crocella, direttore delle Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri. La loro impresa più importante fu quella di salvare il conservificio Vitelli, che i tedeschi avevano incendiato dopo averlo svuotato di pelati e marmellate e dove occorsero molte ore di duro lavoro per spegnere il fuoco. La squadra si prodigava anche per risolvere i problemi quotidiani della gente tramite il reperimento e la distribuzione di generi alimentari; Nacciello, poi, trasportava personalmente con un camion, a volte durante i bombardamenti, i feriti più gravi fino agli ospedali di Torre Annunziata, Castellammare e Cava dè Tirreni e insieme al dott. Antonio Gallucci organizzò un pronto soccorso nell’androne della sua farmacia. Fu anche preso dai tedeschi, insieme ad alcuni suoi compagni, ma riuscirono a scamparla barattando la libertà con 34 paia di guanti, due camicie nuove e sei bottiglie di liquori vari.
Dopo aver visto morire un suo amico, stava andando a casa della vittima a portare il triste annuncio, a via Orta Loreto, scoprì che i tedeschi avevano un solo cannone, il quale veniva spostato continuamente per dare agli americani l’impressione che vi fossero più soldati e più cannoni. Questo trucchetto, però, costava ad Angri parecchi morti, feriti e tanti danni. Nacciello riunì il suo gruppo per decidere la soluzione migliore. In un primo momento qualcuno propose di attaccare i tedeschi, ma questi erano troppo armati, per cui scelsero di perseguire una seconda opzione. Interpellarono il Prof. Vincenzo Palumbo, che era stato a lungo negli Stati Uniti e aveva fiducia negli americani, e don Gioacchino Desiderio e si decise di portare una lettera scritta in inglese agli americani sul valico di Chiunzi per spiegare la reale situazione e chiedere di cessare il fuoco.
Fu costituito un gruppo ridotto di 8 uomini guidato da Nacciello e di cui facevano parte Pantaleone Giordano, grande conoscitore della montagna, Salvatore Vignapiano, con il compito di fare da interprete dato che era stato in America per molti anni, Vincenzo Puolo, Vincenzo Attianese, Antonio De Conte, Vincenzo Vanacore e Giuseppe Galasso. Partirono alle 22 del 21 settembre e alle 23.15 e dopo alcune ore di cammino si trovarono davanti 5 americani armati di mitra: Vignapiano perse la parola, ma Nacciello ebbe la prontezza di tirare fuori la lettera dalla tasca e di sventolarla. Tra gli Alleati c’era un americano di origini foggiane che capì la situazione, fermò i suoi ed evitò che nascesse qualche funesto equivoco; gli Angresi furono portati a Tramonti davanti ad un capitano al quale spiegarono dettagliatamente la situazione e dal quale alla fine furono assicurati che Angri non sarebbe più stata bombardata. La notte successiva ritornarono a casa dove furono accolti da eroi. Il 28 settembre Nacciello e i suoi salirono di nuovo a Corbara per avvertire gli americani che i tedeschi erano andati tutti via.
Alla fine della guerra Nacciello ebbe un attestato di benemerenza il 29 marzo 1947 e una pensione sociale di 190 mila lire; dopo coltivò la passione per il calcio diventando anche vicepresidente dell’U.S. Angri 1927 e scrisse di suo pugno il racconto delle sue avventure. Nel frattempo erano nati, dopo i figli Flavia e Giuseppe, anche Rosa, Patrizio e Virginia, a cui dobbiamo il racconto di questa avvincente storia. Quando Nacciello morì, ai suoi funerali qualcuno disse: ” Se n’è andato uno di quelli che difesero Angri a viso aperto!“, e quest’ultima frase divenne il titolo del libretto che riportava le sue memorie.
Gian Maria Manzo