16 ottobre 2016 Roma, Piazza San Pietro
Cronaca ed emozioni di una giornata irripetibile
Il gran giorno è arrivato! A quindici anni dalla beatificazione il poster gigante di don ALFONSO MARIA FUSCO è di nuovo in Piazza San Pietro, insieme a quelli di altri sei beati, in attesa della canonizzazione da parte di Papa Francesco.
L’afa, il vento e i temporali dei giorni precedenti hanno lasciato spazio ad una giornata splendida, con un sole forse anche troppo cocente che ha subito prosciugato la rugiada caduta sui sedili durante la notte.
Alle sette e trenta una lunga coda di gente attende già l’apertura delle transenne.
Dopo un primo passaggio gestito dalla polizia vaticana, eccoci dinanzi ai metal-detectors con relativo controllo delle borse e delle persone (la sensazione è quella di imbarcarsi su un volo intercontinentale).
Per poter vivere questa esperienza unica, e certamente irripetibile, insieme ai miei figli e nipoti (erano presenti solo Sara e Paola, le nipotine più grandi), ho declinato l’invito fattomi dalla rev. Madre provinciale, Suor Lina Pantano, di sedermi nella tribuna dei parenti.
Con Piervincenzo e Maria Elena abbiamo occupato, forse anche scorrettamente (ma non eravamo i soli), nove posti in una delle prime file in attesa dell’arrivo degli altri componenti della famiglia trattenuti ai parcheggi e poi in giro in piazza San Pietro a tentare di rintracciarci. I tanto deprecati cellulari che squillano in continuazione sono stati per una volta molto utili.
Accanto a noi sono accalcati i concittadine del Beato argentino GIUSEPPE GABRIELE DEL ROSARIO BROCHERO, ritratto nel poster sul dorso di un asino, che fanno un baccano indescrivibile. A differenza degli Angresi, in verità molto numerosi, ma sparpagliati e riconoscibili solo dalla sciarpetta celeste con l’effige di Sant’Alfonso Maria Fusco, gli argentini sono molto organizzati con bandiere, striscioni e suggestivi canti in lingua ispano-americana, trasmessi con altoparlanti.
Il loro entusiasmo, oltre ad essere contagioso, ci consente di salvaguardare le sedie per il resto della famiglia.
La folla, grazie alla bella giornata di sole, diviene sempre più numerosa tanto da invadere, oltre alla piazza, anche buona parte di Via della Conciliazione.
Non ho mai saputo calcolare, sia pure approssimativamente, il numero degli agglomerati umani, ma credo qui siano presenti decine di migliaia di persone. Molti, oltre ad occupare le lunghe file di sedie, si accalcano in piedi sotto il sole lungo le transenne. Il cielo à spesso solcato da rondini e gabbiani, uccelli che ormai hanno invaso la terra ferma.
Sin dalle nove sul sagrato giungono, con un tempismo e un ordine perfetti, un numero enorme di sacerdoti, vescovi e cardinali ed infine ecco Papa FRANCESCO che prende posto sul suo seggio e dà inizio alla Messa. Mentre nella cerimonia di beatificazione del 2001 i futuri beati erano coperti da un drappo che suggestivamente veniva via, via sollevato, oggi i sette santi sono ben visibili.
Il Papa li menziona ad uno ad uno, delineandone brevemente la vita e lo zelo religioso. Pur ammirando moltissimo la semplicità e l’operato di Papa Francesco, devo riconoscere che nel 2001 Giovanni Paolo II fu molto più coinvolgente nel presentare i nuovi Beati.
A lui si deve l‘epiteto molto significativo di “Don Bosco del Sud” attribuito ad Alfonso Maria Fusco il cui maggior merito, accanto alle sue virtù teologali, fu di aver accolto fanciulli e fanciulle abbandonati e “pericolanti”, per salvarli dalla miseria e dai pericoli, dando loro, accanto ad una educazione religiosa, anche la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro.
Al momento della proclamazione siamo tutti commossi, anche quei giovani che a volte si atteggiano a scettici e disincantati.
Il mio pensiero va ai miei nonni, a mio padre, a zio Vincenzo Del Pezzo, emulo dello zio Canonico: tutti attendevano spasmodicamente (e con profetica certezza) il giorno in cui a Roma sarebbe stato proclamato Santo don Alfonso. Grazie, mio Dio, per aver concesso almeno a me ed ai miei figli di poter vivere e partecipare a questo evento.
La cerimonia è lunga; la Messa è officiata in latino, ma nessuno mostra segni di stanchezza. Al momento della Comunione si sparpaglia per la piazza uno stuolo di sacerdoti, tanto numerosi da impiegare per comunicare tutti i fedeli che ne fanno richiesta quasi un tempo inferiore a quello che occorre ai nostri parroci, la domenica, per porgere l’ostia ad alcune decine di persone.
Alle dodici circa, con la benedizione del Papa, termina la Messa e tutti si affrettano verso l’uscita, ma, ahimè, le transenne sono chiuse per consentire i passaggio della “Papamobile”.
È il momento peggiore: restiamo accalcati, per circa 30 minuti, in piedi sotto il sole con la stanchezza che comincia a farsi sentire, ma poi la visione del Papa che sorride e benedice ci ripaga del sacrificio fatto.
È ormai ufficiale: Angri ha il suo SANTO! Un Santo che, nonostante la sua umiltà, ha iniziato un’opera che si è poi propagata in quattro continenti, un’opera che ha contribuito a salvare dalla fame, dal degrado e dai pericoli tanti fanciulli; un’opera che ha portato il nome di Angri in quasi tutto il mondo!
Ellina Del Pezzo
Un privilegio che capita molto raramente!
Assistere ad un evento veramente unico quale la canonizzazione di un Beato che assurge definitivamente alla gloria degli altari è un privilegio che capita molto raramente; assistere allo stesso evento per un Santo che è vissuto nei luoghi natii più cari e che occupa ancora un importante posto nei ricordi di qualche parente e nella memoria collettiva del proprio paese credo vada considerato alla stregua di un miracolo!
Con questo spirito io e mia moglie ci siamo recati stamani in piazza San Pietro dove insieme a migliaia di persone, molte provenienti anche dall’estero e dalla lontana Argentina, abbiamo pazientemente fatto la fila per accedere all’interno del colonnato e dove, con altri amici angresi, abbiamo passato oltre 5 ore partecipando ad un rito che non ha eguali e che può celebrare soloil Santo Padre.
Devo dire che al termine della Santa Messa nessuno dei presenti accusava stanchezza e mi ha meravigliato molto vedere i tantissimi bambini e adolescenti partecipare come e forse meglio degli adulti alla liturgia, oppure vedere la tranquillità di un lattante che, in braccio alla mamma, non ha mai pianto durante l’intera funzione religiosa.
Che dire poi del servizio d’ordine! Impeccabile come si conviene in queste circostanze e non solo per la presenza delle numerose guardie svizzere con le loro uniformi storiche.
La presenza poi di numerosissimi prelati e delle autorità dei paesi di origine dei Santi canonizzati oggi hanno poi contribuito a rendere ancora più solenne e nello stesso tempo austero il rito.
Sicuramente il ricordo di questa giornata in piazza San Pietro rimarrà sempre vivida nella mia memoria e in quella di tutti coloro che hanno ricevuto la grazia di avervi partecipato.
Giancarlo Forino